Personaggi Illustri

San Donato Val di Comino, incastonato nel cuore della Ciociaria, vanta una ricca tradizione culturale e storica, testimoniata da numerosi personaggi illustri che hanno contribuito significativamente in vari campi.

Giustino Quadrari

Giustino nacque il 19 luglio 1802 a San Donato Val di Comino, figlio del notaio Eugenio e di Rosalba Tempesta. Dopo aver completato gli studi iniziali nel seminario di Sora, proseguì la sua formazione presso la Regia Università di Napoli, dove fu allievo di eminenti studiosi dell’epoca. Sotto la guida di Loreto Apruzzese, originario di Gallinaro, approfondì il diritto romano e canonico, mentre Giuseppe Capocasale lo introdusse al diritto naturale. L’archeologia greca e latina gli furono trasmesse da Francesco Iavarone, e Giuseppe Maria Parascandolo lo perfezionò nella lingua greca. Ordinato sacerdote nel 1825, Quadrari si distinse per la sua vasta cultura e per la passione verso l’archeologia sacra e la storia ecclesiastica. 

La sua dissertazione “De natura Cattolici dogmatis” del 1829 gli aprì le porte dell’insegnamento. Nel 1840, fu nominato professore interino di storia dei concili, cattedra che mantenne, con la nuova denominazione di storia ed archeologia ecclesiastica, fino all’Unità d’Italia. Il 22 ottobre 1832, grazie alle sue competenze nella decifrazione dei papiri, fu nominato Interprete dei Papiri dell’Accademia Ercolanese, divenendone successivamente socio ordinario e infine presidente. 

La sua attività letteraria fu prolifica: oltre a numerosi manoscritti inediti e orazioni a stampa, tra cui quella “Nelle solenni esequie di Ferdinando II”, scrisse la memoria “Della duplicità della carta papiracea appo gli antichi e del loro scrivere non opistografo” e le osservazioni “Sulle tavole cronologiche, critiche del I secolo della chiesa del P. Ignazio Mozzoni” nel 1854. Dopo l’Unità d’Italia, Quadrari fece ritorno al suo paese natale, dove continuò a dedicarsi agli studi fino alla sua morte, avvenuta il 4 agosto 1871. La sua eredità culturale è testimoniata dal Palazzo Giustino Quadrari, situato nel centro storico di San Donato Val di Comino, che ospita epigrafi di epoca romana da lui raccolte.

Nonostante il suo contributo significativo alla cultura e all’archeologia, la figura di Quadrari è oggi poco conosciuta, anche nella sua terra d’origine, dove è possibile ammirare il Palazzo Quadrari in Piazza Giustino Quadrari.

Luigi Cellucci

Dopo aver completato gli studi medi e liceali presso istituti di prestigio a Montecassino e Maddaloni, si iscrisse all’Università di Napoli. Tuttavia, la sua sete di conoscenza lo portò a trasferirsi all’Università di Pisa, dove nel 1898 conseguì la laurea in Lettere sotto la guida del rinomato Alessandro D’Ancona.

Durante la Prima Guerra Mondiale, Cellucci servì come ufficiale, dimostrando il suo impegno patriottico. Al termine del conflitto, intraprese la carriera di insegnante di lettere in vari licei, distinguendosi per la sua dedizione all’educazione. Assunse il ruolo di preside presso il Liceo Tulliano di Arpino e successivamente al Liceo-Ginnasio di Alatri, dove ebbe tra i suoi allievi il futuro poeta Libero de Libero.

Nel 1936, a causa della sua avversione al regime fascista, Cellucci decise di ritirarsi anticipatamente dall’insegnamento e si stabilì a Roma. Nella capitale, si dedicò intensamente agli studi, collaborando con riviste di rilievo come “L’Arte”, “Archivum Romanicum” e “Cultura Neolatina”. La sua produzione accademica comprende opere significative, tra cui “Un poligrafo del Settecento: l’abate Giambattista Roberti” (1908) e “Le leggende francescane del secolo XIII nel loro aspetto artistico” (1929), che testimoniano la sua profonda conoscenza della letteratura e dell’arte italiana.

La sua opera “Le leggende francescane del secolo XIII nel loro aspetto artistico” analizza l’influenza delle leggende francescane sull’arte del XIII secolo, offrendo una prospettiva unica sull’interazione tra spiritualità e rappresentazione artistica. Questo lavoro è stato pubblicato dalla Società Editrice Dante Alighieri nel 1929.

Luigi Cellucci si spense a Roma nel 1962, lasciando un’eredità intellettuale che continua a influenzare gli studi filologici e storico-artistici contemporanei. La sua vita e le sue opere rimangono un punto di riferimento per chiunque desideri approfondire la cultura italiana tra il XIX e il XX secolo.

Anacleto Cenci

Anacleto Cenci, nato a San Donato Val di Comino nel 1745, è una figura di rilievo nella storia religiosa della Val di Comino. Frate francescano, dedicò la sua vita al servizio spirituale e alla cura dei bisognosi, guadagnandosi la reputazione di uomo di profonda fede e compassione. La sua devozione e le sue opere caritatevoli gli valsero il titolo di “Servo di Dio”, riconoscimento attribuito a coloro che hanno vissuto in modo eroico le virtù cristiane.

La notte di Natale del 1806, Padre Anacleto morì a Greccio, luogo noto per la tradizione del presepe francescano. Secondo la tradizione, promise all’abate Carlo Coletti di San Donato un segno al momento della sua morte. Quella stessa notte, mentre l’abate attraversava il giardino accanto al Duomo, notò una rosa sbocciata tra la neve, evento interpretato come il segno promesso. Questo episodio, conosciuto come il “miracolo di Natale del 1806”, ha consolidato la fama di santità di Padre Anacleto nella comunità locale.

In riconoscimento di questo evento prodigioso, le comunità di Greccio e San Donato Val di Comino hanno instaurato un gemellaggio, celebrando annualmente la memoria di Padre Anacleto e il miracolo della rosa. La sua eredità spirituale continua a ispirare i fedeli, e la sua vita è oggetto di studi e commemorazioni che ne sottolineano l’importanza storica e religiosa per la regione.

Delio Tramontozzi

Delio è un affermato animatore e supervisore degli effetti visivi, la cui carriera nel settore cinematografico è caratterizzata da contributi significativi a numerose produzioni di rilievo. Dopo aver completato gli studi universitari presso l’Università del Massachusetts ad Amherst, ha proseguito la sua formazione in animazione presso il California Institute of the Arts di Valencia, California. Durante questo periodo, ha ottenuto un prestigioso tirocinio in animazione computerizzata con l’Academy of Television Arts and Sciences, esperienza che ha consolidato le sue competenze nel campo.

Nel 2000, Tramontozzi è entrato a far parte del team di animazione di Industrial Light & Magic (ILM), uno degli studi di effetti visivi più rinomati al mondo. Prima di questa collaborazione, aveva già maturato esperienza presso Sony Pictures Imageworks, lavorando su film come “Stuart Little” e “L’uomo senza ombra” (“Hollow Man”).

La sua filmografia con ILM è impressionante e include titoli di grande successo. Ha contribuito come animatore a “Transformers” (2007), “Iron Man” (2008) e “Star Trek” (2009), apportando la sua esperienza nella creazione di sequenze animate complesse. Nel 2013, ha ricoperto il ruolo di supervisore all’animazione per “Elysium”, dimostrando le sue capacità di leadership nel coordinare team di animatori e garantire l’eccellenza visiva del prodotto finale.

Oltre al suo lavoro cinematografico, Tramontozzi ha condiviso le sue conoscenze attraverso l’insegnamento e la formazione. Ha partecipato a conferenze e lezioni, come quella tenuta nel 2004 insieme a Shawn Kelly presso il Ringling School of Art and Design, dove ha discusso l’importanza della scelta accurata dei gesti e dell’evitare cliché nell’animazione.

Inoltre, ha collaborato con Animation Mentor, una scuola online di animazione, offrendo webinar e lezioni introduttive sull’animazione dialogata, contribuendo alla formazione di una nuova generazione di animatori.

La carriera di Delio Tramontozzi è caratterizzata da una combinazione di talento artistico, dedizione all’insegnamento e contributi significativi all’industria cinematografica, rendendolo una figura rispettata nel campo dell’animazione e degli effetti visivi.

Mauro Rufo

Mauro Rufo, nato il 12 maggio 1953, è un ex calciatore italiano che ha ricoperto il ruolo di centrocampista durante la sua carriera professionistica. Ha iniziato la sua carriera calcistica con il Cassino in Serie D, dove ha mostrato le sue capacità tecniche e tattiche, attirando l’attenzione di club di categorie superiori. Nel 1973, è stato temporaneamente aggregato alla Lazio per partecipare al Torneo Anglo-Italiano, un’esperienza che gli ha permesso di confrontarsi con realtà calcistiche internazionali.

Successivamente, nella stagione 1973-1974, Rufo si è trasferito alla SPAL, squadra con la quale ha debuttato in Serie B, il secondo livello del calcio professionistico italiano. Durante la sua permanenza con la SPAL, ha collezionato 31 presenze e segnato 3 reti, contribuendo in modo significativo alle prestazioni della squadra.

Nella stagione 1974-1975, Rufo è passato al Brindisi, continuando a militare in Serie B. Con il Brindisi, ha disputato 60 partite e realizzato 1 gol nel corso di due stagioni, dimostrando costanza e affidabilità nel centrocampo della squadra.

La stagione 1976-1977 lo ha visto vestire la maglia dell’Avellino, sempre in Serie B, dove ha totalizzato 15 presenze. Negli anni successivi, Rufo ha giocato in diverse squadre di Serie C, tra cui la Pro Cavese (35 presenze e 3 gol), il Gallipoli (15 presenze), l’Anconitana (33 presenze e 2 gol) e la Maceratese (66 presenze e 2 gol). Ha concluso la sua carriera professionistica con la Gioventù Brindisi nella stagione 1982-1983, accumulando 22 presenze e 1 gol.

In totale, Mauro Rufo ha disputato 106 partite in Serie B, segnando 4 reti, e ha partecipato a numerose competizioni nelle serie inferiori, accumulando esperienza e offrendo un contributo significativo alle squadre in cui ha militato. La sua carriera è caratterizzata da una notevole versatilità e dedizione al gioco, qualità che gli hanno permesso di lasciare un’impronta nel panorama calcistico italiano degli anni ’70 e ’80.

Giuliano Tullio

Giuliano è stato un rinomato scenografo italiano, la cui carriera ha significativamente influenzato la televisione italiana. Iniziò la sua attività presso la RAI nel 1960 come scenografo progettista, ottenendo nel 1970 una posizione a tempo indeterminato. La sua maestria artistica si riflette in numerose produzioni televisive di rilievo.

Tra le sue opere più celebri si annovera la miniserie “Graziella” (1961), diretta da Mario Ferrero e basata sull’omonimo romanzo di Alphonse de Lamartine. Nel 1962 contribuì al varietà musicale “Tutto è musica”. Collaborò a episodi di serie come “Ritorna il tenente Sheridan” (1963) e “Vivere insieme” (1965). Nel 1965 curò le scenografie dello sceneggiato “Il vecchio e il faro”. L’anno successivo lavorò a “Il drago”, tratto dal dramma di Evgenij L’vovič Švarc. Nel 1967 realizzò le scene per l’opera lirica “Orfeo” di Claudio Monteverdi, ispirandosi agli affreschi di Giulio Romano a Palazzo Te di Mantova. Nel 1968 contribuì allo spettacolo musicale “Senza rete”. Nel 1969 fu la volta de “Il segreto di Luca”, diretto da Ottavio Spadaro e basato sul romanzo di Ignazio Silone.

Nel 1972 Tullio realizzò le scenografie per un ciclo di sei commedie di Peppino De Filippo al Teatro del Mediterraneo di Napoli. Due anni dopo, nel 1974, curò la scenografia di “Beatrice Cenci” di Alberto Moravia, per la regia di Marco Leto. Dal 1977 si occupò delle scenografie del programma medico “Check-up”. Negli anni ’80 e ’90 lavorò a programmi come “Il mercato del sabato” e al programma per ragazzi “Big!”.

Oltre alla carriera televisiva, nel 1974 Tullio vinse un concorso a cattedra per l’insegnamento di discipline geometriche-architettoniche, posizionandosi ai primi posti a livello nazionale. La sua dedizione all’arte scenografica e all’insegnamento ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama culturale italiano.

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